EF Corporate Solutions presenta i dati dell’ultimo report EF EPI-c, che evidenzia l’indice di competenza linguistica per settore aziendale a livello mondiale.
Italia 20esima, con un livello di conoscenza dell’inglese in crescita del 7,92% rispetto al 2014. A livello aziendale, il segmento della consulenza e dei servizi professionali presenta migliori competenze linguistiche, mentre gli operatori del settore della logistica rimangono in fondo alla graduatoria, insieme all’istruzione.
EF Corporate Solutions presenta, in anteprima mondiale, i risultati dell’ultimo report EF EPI-c, che valuta la conoscenza dell’inglese nella forza lavoro di 40 Paesi nel mondo.
Il campione testato è costituito da 510.000 persone, appartenenti a 2.078 aziende. Il report differenzia i risultati relativi al livello di inglese dei partecipanti non solo in base al Paese di provenienza ma anche all’industria di appartenenza: sono, infatti, 16 i settori su cui è stata condotta l’indagine.
I dati ottenuti sono stati tradotti in un punteggio (punteggio EPI-c) indice del livello di conoscenza linguistica, che va da 0 a 100 e denota, secondo il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (CEFR) i seguenti livelli: A1 (punteggio EPI-c 0-33), A2 (punteggio EPI-c 34-48), B1 (punteggio EPI-c 49-62), B2 (63-78), C1 (punteggio EPI-c 79-93) o C2 (punteggio EPI-c 94-100).
LA CLASSIFICA
L’Europa occupa i primi 5 posti del ranking mondiale, con i Paesi Bassi che guidano la classifica con un punteggio di 73,83 (livello upper intermediate). Seguono a breve distanza i paesi scandinavi, nello specifico: Danimarca (72,04), Svezia (71,71), Norvegia (71,27) e Finlandia (69,18).
Il nostro Paese si trova a metà della graduatoria, al 20° posto, con un indice di conoscenza dell’inglese di livello intermedio (58,61). Chiudono la classifica Venezuela (45,33), Costa Rica (43,96), Tailandia (39,62), Arabia Saudita (37,97) e, all’ultimo posto, Iraq (33,64).
I TREND
La ricerca 2016 mette in luce una serie di trend interessanti, che rivelano come siano cambiate le competenze linguistiche tra i diversi Paesi e all’interno dei differenti settori. Nello specifico, l’Italia slitta dal 15° posto del 2014 (con 54,31 punti) alla 20° posizione del 2016 (con un punteggio di 58,61, +7,92%), e ciò nonostante un incremento negli investimenti in formazione linguistica. I nostri vicini di casa, Germania, Francia e Spagna, (rispettivamente, 15°, 23° e 16° posto nell’indice 2016) presentano un trend leggermente discendente con riduzione del -0,53%, -1,67% e -1,90%.
Le prime 5 posizioni della classifica per Paese rimangono pressoché invariate, con i Paesi del Nord Europa nei primi posti della classifica grazie al costante miglioramento nelle prestazioni linguistiche. I Paesi Bassi, primi quest’anno e secondi nella scorsa edizione, registrano una migliore conoscenza dell’inglese a livello aziendale, con un +3,3% rispetto al 2014. Anche Danimarca (prima nel 2014), Svezia, Norvegia e Finlandia mantengono un trend positivo, con deboli incrementi, rispettivamente, dello 0,75, 0,56, 0,25 e 1,72%.
STAFF E MIDDLE MANAGEMENT SURCLASSANO I DIRIGENTI NELLE COMPETENZE LINGUISTICHE
I Dirigenti hanno un livello di inglese così rudimentale da non poter essere utile in alcun modo in ambito lavorativo. Anche negli altri 11 settori le competenze linguistiche medie della classe dirigenziale non sono assolutamente sufficienti per gestire un team che parla inglese, quasi sempre meglio di loro. Unica eccezione rappresentata dal settore della Difesa e della sicurezza, in cui la padronanza linguistica dei Dirigenti supera quella dei loro subordinati.
Il middle management è il livello di inquadramento che ha le migliori competenze in inglese, a testimonianza di un trend incoraggiante per il futuro, che vede la prossima generazione con una conoscenza d’inglese in generale più elevata rispetto ai predecessori.
TRASPARENZA GOVERNATIVA COME ELEMENTO DI COMPETITIVITÀ: IL CASO ITALIA
In Italia, il basso livello di competenza linguistica si riflette inevitabilmente anche sulla percezione delle imprese italiane all’estero: per puntare all’internazionalità è infatti necessario investire prima nella formazione linguistica dei lavoratori. In tal senso, l’English Margin Report di EF mostra come l’88% dei clienti sia disposto a pagare un extra a quelle aziende con una padronanza dell’inglese migliore, mentre l’81% prenderebbe in considerazione la possibilità di scartare partner con una scarsa padronanza dell’inglese.
L’INGLESE PER SETTORE: ISTRUZIONE, UNO STATO DELL’ARTE PREOCCUPANTE
A livello mondiale, la Consulenza e i servizi professionali sono in testa alla classifica, con un punteggio di 59,97, per una competenza di livello intermedio (B1). Seguono il settore Ingegneria (57,50) e quello del Food&Beverage (57,19). Al quarto posto troviamo Contabilità, banche e finanza (57,18) e al quinto l’IT (56,56). In fondo alla graduatoria, con un livello di inglese molto basso, il settore della Difesa e della Sicurezza (47,50) l’Istruzione (42,82), il Settore Pubblico (41,94) e, in ultima posizione, la Logistica (40,87).
Il report illustra dunque uno scenario allarmante sul settore dell’Istruzione nel mondo, che presenta uno dei punteggi più bassi nella classifica, con un livello di inglese che non supera l’A2, in netto peggioramento rispetto al 2014 (-16,98%). La ricerca presente inoltre risultati controintuitivi, che mostrano come settori con una significativa esposizione internazionale come l’Aviazione e la Logistica abbiano una competenza in inglese sorprendentemente bassa.
Infine, i comparti ad aver maggiormente investito in formazione linguistica sono state Food&Beverage, da 46,84 a 57,19 (+22,1%), Contabilità, banche e finanza, da 51,32 a 57,18 (+11,42%), Salute e settore farmaceutico, da 51,11 a 55,31 (+8,22), Produzione, da 48,42 a 51,41 (+6,18) ed Automotive, da 49,21 a 52,03 (+5,73%).